Il Blog del Pasi
nunc licet intellectualiter intrare in arcana fidei
22.5.10
azzurro
stryn. il fiordo. rieccomi qui. il viaggio è andato bene, attesa a oslo di qualche ora compresa. ora attendo di iniziare a lavorare la prossima settimana. i due nuovi colleghi sembrano simpatici, quindi potrebbe anche essere che questa si riveli una ottima estate. ma mi fermo qui, non vorrei diventare ottimista. non ho fatto l'esame di letteratura italiana, non mi sentivo pronto. e avevo un po' troppi mosconi ronzanti nel cervello. nelle ultime settimane le mie condizioni mentali sono peggiorate. dormo male, mangio male e soprattutto faccio una fatica boia ad addormentarmi. il mio mondo fatto di illusioni è sempre molto fastidioso. tra sogni ad occhi aperti, sogni e illusioni sto impazzendo.
mi sono perso nell'azzurro. stavo vagando senza una meta quando sono stato attratto da quell'affascinante azzurro. come un bambino mi sono distratto dalla via e ho deviato. seguivo l'azzurro. sono entrato in acqua, senza paura, e ho iniziato a navigare. in balia del mare ho proseguito per ore, giorni, mesi, forse anni. mi sentivo sicuro di raggiungere quell'azzurro che mi fissava. una illusione che sì è infranta sulle onde. il mare mi si negava, non voleva più che lo navigassi. e mi sono trovato spiaggiato, naufrago in una terra sconosciuta. e quell'azzurro ancora a fissarmi.
bene, il reparto di psichiatria è stato avvertito e fra poco ci vado.
18.5.10
in my mind, in my mouth, in my soul
non è importante la meta del viaggio, ma è il viaggio stesso ad essere fondamentale. bene. non mi ricordo quale sia la meta del mio viaggio, quindi sapere che non è importante saperlo mi fa stare meglio. poi si dice anche che l'importante è partecipare. balle. l'importante è vincere. magari non sempre, perchè poi diventa noioso, ma qualche volta. mi accontenterei anche di poche volte. una. più ti impegni a non pensare all'orso bianco e più quel maledetto ti verrà in mente. ecco, succede così. sempre. ovviamente l'oggetto non è un orso bianco, ma il risultato è lo stesso. tra due giorni me ne vado, destinazione Stryn, Norvegia. poi a settembre Bergen. sei mesi al nord. bello. sei mesi in cui qualche meta ce l'ho. non mi importa raggiungerla, come ho detto prima l'importante è viaggiare. certo, se raggiungessi almeno uno degli obiettivi non è che mi farebbe schifo. è arrivato il caldo col suo carico di allergie, quindi sono due giorni che starnutisco e respiro a fatica. la notte poi sono irrequieto e dormo di merda. ok, non è una novità che il mio sonno sia pessimo. però ora si sta un pelo esagerando. ho ancora la tendenza a perdermi in un paio di occhi azzurri. o verdi. o scuri. di ragazza. ecco perchè tendo a non guardare le ragazze negli occhi, non vorrei annegare in un mare straniero. e tendenzialmente ostile. però a volte ci navigo per un po', giusto il tempo di rendermi conto che l'errare per oceani non fa per me. sono un autoillusionista. nel senso che sono bravo ad illudermi. molto spesso riesco ad utilizzare la stessa illusione più volte. fa caldo, anche troppo per me. però mi è stato fatto notare che non fa poi così caldo. bah, allora saranno i miei ormoni repressi a farmi sentire caldo. vedrò di ucciderli. come vorrei uccidere i padroni del gatto in calore nel palazzo di fronte. la povera bestiola miagola tutto il giorno. e tutta la notte. deve soffrire parecchio. a volte penso che dovrebbero introdurre la sterilizzazione anche tra gli umani. servirebbe.
13.5.10
un giorno di ordinaria normalità
e alla fine è tutto come al solito. nulla cambia. nulla migliora. nulla peggiora. tutto scorre. pessimismo? sì, certo, come al solito. vittima dei soliti sogni. vittima delle solite illusioni. vorrei avere un po' più di coraggio, ma non so dove si compra. fra pochi giorni me ne andrò al fiordo. il mio amico. paranoico? probabile. stanco? sì. il girone degli invidiosi mi aspetta. sono stanco. deluso. annoiato. alla fine cosa voglio? un sogno? forse. ma i sogni non sono la realtà. e ora forse è meglio che me ne vada a letto. con i miei incubi. le mie ossessioni. le mie illusioni. i miei sogni. le mie paranoie. le mie paure. i miei perchè. le mie invidie. da solo.
e domani un'altra alba mi ricorderà che sono ancora vivo e che il mio percorso è ancora lungo.
4.5.10
delirio & fantasia
era una piovosa serata e stavo tranquillo a casa a cazzeggiare su internet, come al solito. la mia droga quotidiana. dopo la birra. e la vodka. era tardi e stavo valutando seriamente di ribaltarmi a letto, non perchè il giorno dopo avessi molto da fare, ma perchè nel regno di morfeo trovo tutto quello che nella vita quotidiana mi manca. mentre sorseggiavo l'ultimo sorso di birra ecco illuminarsi una nuova finestra di messenger. una amica. e subito dissi a me stesso che non sarei andato a letto presto. infatti ci mettiamo a parlare. è una persona molto piacevole, con cui le chiacchierate non sono mai banali, nemmeno quando si dicono idiozie e si fanno battute stupide. ha un bel carattere, forte ed estroverso, l'esatto opposto di me. è bella. sì, mi piace. decisamente sì. punto. come al solito c'è un punto. o un muro. fatto sta che quella sera iniziamo a parlare via web. e dopo un po', ma non saprei quantificare quanto, salta fuori che lei hai un forte desiderio di cioccolato. una cosa abbastanza normale direi. se non fosse che è notte inoltrata e a casa sua non c'è cioccolata. quindi mi chiese se fossi disponibile a uscire di casa, sotto la pioggia, comprare una tavoletta di cioccolato (in uno di quei chioschi aperti tutta la notte, in questa città disperata) e portargliela. facendomi mezz'ora di strada. a piedi. sotto la pioggia. mi propose come ricompensa una cosa che desidero, senza nominarla. accettai affermando che non sarebbe stata necessaria una ricompensa. se faccio una cosa è perchè voglio farla. presi la mia giacca, mi misi le scarpe e uscii. missione cioccolato. il chiosco vicino casa era aperto e pieno di lupi solitari. come me. reietti che hanno difficoltà a dormire e che nelle notti solitarie trovano linfa vitale per continuare a vivere di giorno. presi una tavoletta di cioccolato, pagai e uscii. mi diressi verso casa sua. lentamente, osservando le luci della città. la pioggia cadeva lenta e gentile sulla mia giacca. niente ombrello, mi piace la pioggia. e il vento. mi fanno sentire vivo. dopo una mezz'ora arrivai a casa sua, suonai il citofono e salii. mi diressi verso camera sua. una strana sensazione iniziò a invadere il mio animo, senza trovare nessuna difesa. quella solita, maledetta, sensazione di disagio prese di nuovo il comando del mio essere. cercando di mantenere la calma, mi tolsi le scarpe e la giacca e bussai alla porta di camera. entrai e la trovai nel letto, il pc sul comodino e un libro in mano. ovviamente oltre che consegnare la cioccolata, come un bravo corriere postale, non feci altro. un paio di frasi più o meno sensate uscirono dal mio apparato fonatorio e basta. ma si sa, gli idioti hanno problemi a esprimersi. soprattutto se davanti c'è una persona per cui si prova qualcosa. fatto sta che mentre mi apprestavo a uscire ed andarmene, lei mi chiese se non volessi la ricompensa per lo sbattimento. mi fece avvicinare al letto. attimi eterni di angoscia e paura totale. scostò leggermente il piumino e mi porse la ricompensa. una patata. presi il giusto trofeo, mi voltai e me ne andai.

probabilmente sono pazzo. la storiella è un mix di un sogno che feci un po' di tempo fa e di una reale discussione via messenger con una amica. il tutto poi è stato rivisto e aggiustato dallo sceneggiatore. che poi sarei io.
2.5.10
bergen - milano
sabato 1 maggio.
ore 13.00: sveglia dopo una nottata passata ad alcolizzarsi a vodka a un party.
ore 15.00: mega hamburger all'Inside per ripigliarsi in compagnia di angelo
pomeriggio: cazzeggio vario
ore 20.00: relax casalingo
ore 23.00: Garage, per un ultimo saluto. convinto però di andare a casa entro la mezzanotte, visto il volo all'alba per il giorno dopo.
domenica 2 maggio.
ore 00.30: Finnegans, giusto perchè non avevo voglia di dormire
ore 01.45: rientro a casa per dormire e la vicina di stanza (quella che si fa chiavare rumorosamente) sta avendo una festa rumorosissima con musica di merda (tipo rap e simili)
ore 02.00:capendo che non dormirò un cazzo mi svacco sul divano davanti al pc
ore 03.30: angelo torna a casa e nota con piacere che la musica è proprio di merda
ore 04.15: mi alzo
ore 04.45: bus per l'aeroporto. con tizio ubriaco marcio che dormiva seduto sulla panchina d'attesa. che bella la norvegia
ore 05.30-07.25: attesa per la partenza
ore 07.30: non mi accorgo nemmeno che l'aereo decolla. sono in coma totale.
ore 09.00: oslo
ore 09.35: volo per milano. di nuovo collasso a bordo.
ore 12.15: atterro e vado a ritirare il bagaglio
ore 12.30: iniziano a volare le madonne, il bagaglio non c'è. vado a fare la denuncia e ovviamente non trovo lo scontrino del bagaglio, quello che ti appiccicano al passaporto. quello che non si stacca mai da lì. bene, si è staccato. l'operatore mi dice che sarebbe meglio se non l'avessi perso. io dico che sarebbe meglio se i bagagli non venissero persi. ovviamente mi girano altamente i coglioni. non tanto per i vestiti che avevo dentro, dopotutto quando mi arriverà il bagaglio, li riavrò. mi girano le balle perchè avevo comprato del pesce che ovviamente starà marcendo. e inzuppando di odori nauseabondi tutta la valigia. porcatroia.
ore 14.20: treno per sondrio
ore 16.20: sondrio. piove. a bergen c'è il sole. e gli amici stanno giocando a calcio. fanculo. fanculo. fanculo. sono appena rientrato in italia e ne ho già letteralmente pieno il cazzo. anchè perchè la prima cosa che devo fare domani è pagare la seconda rata dell'università

morale della giornata: non dormo da 36 ore, non ho che i vestiti che indosso e sento che mi manca qualcosa. era meglio rimanere a bergen. senza dubbio.